Nel 2015 sono andato a Essen dal Prof. Walz, per imparare la tecnica di surrenectomia retroperitoneoscopica posteriore. Avevo sempre eseguito la surrenectomia laparoscopica per via anteriore transaddominale, ma quando ho potuto vedere la tecnica retroperitoneoscopica ne sono stato affascinato.

Il motivo per cui vale la pena passare dalla regione lombare non è il migliore risultato estetico, e nemmeno il minore dolore postoperatorio (che sono comunque ottimi per il paziente).

La vera ragione è anatomica: per via posteriore si legano per prime le arterie. Una volta legate le arterie, il surrene è devascolarizzato: può essere maneggiato in sicurezza e mobilizzato per raggiungere e legare la vena (e una eventuale vena accessoria).

Per via anteriore si esegue prima la manovra più rischiosa: si punta per prima cosa alla vena e, se qualcosa va storto, il surrene è ancora iniettato di sangue.

Tutto questo è ancora più importante se si opera per feocromocitoma: manipolare un surrene devascolarizzato è più sicuro.

Da allora, applicando la tecnica retroperitoneoscopica, ho potuto verificare queste considerazioni pubblicandole infine su Surgical Endoscopy, in un articolo multimediale.

Ho inoltre applicato la tecnica retroperitoneoscopica nella recidiva di feocromocitoma: il mio lavoro è reperibile su WebSurg, l’università online dell’IRCAD di Strasburgo.

Cambiare punto di vista permette di apprezzare meglio tutti i dettagli del quadro, e l’opera nella sua interezza.

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